VALLE DEL CLANIO
La Valle del Clanio si apre a ventaglio, in direzione del golfo di Napoli, tra due dorsali, o catene montuose, disposte secondo il tipico andamento appenninico Nord/Ovest – Sud/Est. Quella dei monti di Lauro a sud e quella dei Monti Avella a Nord. La cima più alta dei Monti Avella (1598 m) si trova in vicinanza di Ciesco Bianco. Le pieghe che hanno dato origine ai rilievi sono del tipo monoclinale. Questi rilievi si ribassano a gradinata verso la fossa tettonica della piana Campana. Le fratture e le faglie che interessano i nostri rilievi sono generalmente raggruppate in due sistemi: il primo con andamento appenninico, parallelo ai rilievi e alle valli,ed il secondo, di minore importanza, pressocchè perpendicolare al precedente. La Valle del Clanio non presenta corsi d’acqua perenni, essa è chiusa al nord dal bacino del Clanio e a sud dai torrenti di Acqualonga e Gaudio Sciminaro, Il Clanio sorge col nome di fiume di Avella da una serie di sorgenti, la maggiore delle quali si chiama Bocca dell’Acqua, nel territorio di Sirignano. Tra le minori ricordiamo: Fontana di Sanbuco, del Monaco, di Pianura, delle Fontanelle e della Peschiera. L’acqua veniva usata oltre che per i mulini, per innaffiare gli orti e per far macerare la canapa nelle Fusare che un tempo si trovavano in Avella nei pressi del quartiere San Pietro. Si tratta in realtà di un corso d’acqua a regime torrentizio, asciutto nel periodo primaverile ed estivo. In passato con ogni probabilità, esso doveva avere un flusso più continuo e consistente, in quanto l’acqua delle sorgenti non gli era stata ancora sottratta per essere adoperata per fini idropotabili e,verosimilmente, il clima doveva essere più piovoso. Anando ancora indietro nel tempo, non è escluso nel fiume Clanio potesse essere addirittura navigabile. Infatti le incisioni e i detriti che esso ha lasciato lungo il Vallone Serroncello, farebbero pensare ad una portata d’acqua ben più importante di quella attuale.Il Clanio ha rappresentato, fin dalla preistoria,la vita e la morte per le vecchie popolazioni indigene. E’ accertato infatti che alcune tribù si siano stanziate lungo il Vallone Serroncello ad Avella, dove trovavano acqua e selvaggina abbondanti e anfratti naturali in cui proteggersi dalle fiere e dalle intemperie.Quando però, il violento torrente straripava, provocava inondazioni, morte e allagamenti.Per l’accertata presenza di tribù e di popoli antichi possiamo dire che Avella è la città più antica della Valle del Clanio che si compone di altri cinque comuni: Quadrelle e Sperone sarebbero coeve di Avella Romana, della cui struttura facevano parte integrante. Invece i paesi di Baiano, Mugnano e Sirignano sarebbero sorti da antiche ville prediali. I sei comuni hanno iniziato un percorso di unione con l’ Unione del Baianese-Alto Clanio” che è un ente sovracomunale con l’obiettivo di fondersi, in futuro, in un unica grande città.
BAIANO
Il nome deriva da Badianum legato ad Avella e di propietà di un latifondista romano dell’Età tardo-imperiale. Il nucleo urbano nasce in età tardo-medievale e nel XIII secolo diviene de pertinentiis Avellarum. Il borgo medievale nel 1371 viene donato al conte di S.Angelo dei Lombardi, Nicola Jamvilla, il feudo passa poi ai Caracciolo e agli Orsini che favoriscono la crescita economica. Nel 500 il Conte Enrico Orsini fa istituire la Bagliva. Il feudo appartiene alla famiglia Doria fino al 1806. Caratteristico è il centro storico denominato rione “Vesuni” che deriverebbe dal viso dei contadini o dalla dea “Vesuna”. Luoghi da visitare: Fontana Vecchia – Eremo di Gesù e Maria. Festeggiamenti Baianesi: Festa del Majo.
MUGNANO DEL CARDINALE
Si sviluppa sulla Via Nazionale delle Puglie e il nome deriva da tempio di Giove Ammone sulla costa del Morricone. Il cardinale Alessandro Carafa, reduce da Montevergine nel 1492 con le reliquie di S.Gennaro, le depone per qualche giorni in una chiesetta del villaggio che perciò viene detto “Cardinale”. L’insediamento originario, fondato nel XI secolo,viene adificato sulle rovine del Litto. Dal 1395 diventa feudo dell’Abazia di Montevergine. Nel 1425 è nelle mani di Raimondo Orsini. Nel XVI secolo passa alla Santa Casa Annunziata di Napoli. Nel 1590 e nel 1600 un’epidemia decima la popolazione. Nel 1799 subisce saccheggi dalle truppe francesi e fra il 1817 ed il 1865, a causa del brigantaggio. Nell’Ottocento acquista grande importanza grazie al Santuario di Santa Filomena visitato nel 1849 da Papa Pio IX. Luoghi da visitare: Santuario di Santa Filomena – Località Litto.
QUADRELLE
Apprezzata per le sorgenti, sorge nella valle del torrente Acqualonga. Il nome potrebbe derivare dal latino “quadra”, apprezzamenti quadrati di terreno o divisioni amministrative oppure da “Quadrelle”, lance con punta quadrata. L’antico borgo risale all’epoca normanna e alla fine del 200 fa parte della Baronia di Avellino quando viene concesso a Tommaso Scillato che nel 1313 lo cede all’Abazia di Montevergine. Nel 1567 il feudo viene trasferito alla Santa Casa dell’Annunziata di Napoli. Nel 1861 il Comune, che fa parte della Provincia di Terra di Lavoro (Caserta), passa alla provincia di Avellino. Luoghi da visitare: Palazzo e Giardino Pagano – Casa Mattis
SIRIGNANO
Sirignano deriva da Serenius, latifondista romano, che possiede una villa rustica nel fundus Serenianus. Il borgo medievale diventa casale di Avella. In documenti del 1264 il feudo viene riportato con il nome di Siriniarum. Durante la dominazione angioina (1266-1442) si attesta la presenza del nobile Riccardo Scillato che nel 1313 dona il feudo all’Abbazia di Montevergine. Passa nelle mani della famiglia Jamvilla (1371), dei Caracciolo (1426) e durante il ‘500 è dei Pellegrino, Loffredo e Spinelli. Nel XVII secolo diviene feudo dei Cattaneo e dei Doria del Carretto. Nel1837 il paese diventa comune autonomo e nel 1861, viene annesso alla provincia di Avellino. Luoghi da visitare: Palazzo Carativa.
SPERONE
Il toponimo del paese deriva da Sporonus, sporgenza di una fortificazione o dallo sperone che simboleggia cavalleria. Il borgo nasce in età medievale e nel XIII secolo diviene casale di Avella. Nel periodo svevo è nelle mani della famiglia D’Avella e nel 1356 entra in possesso di Amelio Del Balzo. Giovanna II d’Angiò concede il feudo a Raimondo Orsini, conte di Nola(1430) e nel 1534 passa nelle mani dei Colonna, poi di Pietro Spinelli (1552). Viene venduto ad Andrea Doria (1604) e nel 1806 si ha l’abolizione dei diritti feudali. Luoghi da visitare: Chiesa Sant’Elia – Museo Contadino – Località Fontana.
MONTEFORTE
Il nome di Monteforte Irpino racchiude in sé, la sua stessa origine: era infatti un castrum romano, ovvero un forte militare dell’esercito romano. Infatti, già al tempo di Annibale, Mons fortis era citato sulla strada che, da Roma, portava ad Atripalda e all’attuale Puglia.
Sui ruderi dell’antico castrum venne costruito un castello in epoca longobarda. Nel periodo angioino, passò ai principi di Montfort e vi dimorò quel Guido di Montfort che il 25 maggio 1270 nella Chiesa di San Silvestro di Viterbo assassinò Enrico di Cornovaglia, figlio di re Riccardo I d’Inghilterra. Il feudo in seguito appartenne agli Orsini, ultimi conti di Nola, che lo persero per essersi ribellati a Carlo V. I moti carbonari di Nola (1º luglio 1820) videro Monteforte protagonista: gli insorti del seguito di Michele Morelli vi innalzarono la bandiera della libertà contro i Borboni. Durante la Seconda Guerra Mondiale nell’ex orfanotrofio Loffredo, che oggi ospita il comune, venne istituita una prigione detentiva per i prigionieri di guerra. Monteforte è sempre stato un luogo di snodo sulla via Nazionale delle Puglie, così come testimoniano le due fontane monumentali che servivano ai mercanti e agli animali che percorrevano questa strada a fini, soprattutto, commerciali. Notevoli sono le chiede di San Martino (arroccata sul punto più alto del paese) e quella di San Nicola di Bari, nella piazza principale del borgo. Tradizionale è la marcia dei battenti della Madonna del Carmelo che prevede una marcia scalzi, lunga chilometri, on cui i pellegrini compiono gesti puniti per la redenzione. Questa manifestazione è secolare, già presente in un documento del 1630 custodito nell’archivio segreto Vaticano.
PARCO DEL PARTENIO
Il Parco Regionale del Partenio istituito nel 2002, occupa una superficie di 14.870,24 ettari e comprende 22 Comuni, variamente distribuiti sull’ambito territoriale, sia nella parte appenninica del Partenio, che nelle valli adiacenti, Valle Caudina, Valle Del Sabato e Vallo di Lauro-Baianese. I centri urbani, in prevalenza appartenenti alle province di Avellino e di Benevento, sono dislocati sopratutto nella fascia pedemontana e le strade che li collegano formano un circuito che circonda l’intero complesso montuoso del Partenio. La catena del Partenio, lunga 30 chilometri, si colloca tra il Monte Taburno, a nord-ovest, ed il complesso dei Monti Picentini a sud-est. Il sistema montuoso può considerarsi costituito da almeno tre dorsali di diverse dimensioni, allungate tutte da est a ovest e separate da profondi valloni, con corsi d’acqua a regime torrentizio. Le cime maggiori sono Montevergine (1480 metri), Monte Avella (1598 metri) e Monte Ciesco Alto (1357 metri). Il Bacino imbrifero maggiore è quello del Fiume Calore, che percorre l’area Nord del Partenio. Il territorio è comunque percorso da una rete di piccoli torrenti a sviluppo limitato. Il rio Vergine confluisce presso Avellino nel rio Fenestrelle, affluente del Fiume Sabato. Di notevole interesse le varie grotte presenti sul territorio. Ingente è anche la presenza di fossili ritrovati sul territorio. Il suolo del Partenio è formato per buona parte da materiali piroclastici, da materiali, cioè, di origine vulcanica, provenienti dal vicino complesso vulcanico del Somma-Vesuvio. Si tratta di suoli particolarmente fertili. Dal punto di vista climatico il Parco presenta un profilo altamente variabile, dovuto alla vicinanza del mare. In quota la piovosità registrata è una delle più alte del territorio nazionale. Le temperature oscillano tra i 26 e i 17 gradi centigradi, a seconda dell’altitudine, nel mese di luglio (il mese più caldo), mentre la temperatura media di gennaio (il mese più freddo) è di 0°, con oscillazioni in negativo che dipendono dall’altitudine. La neve fa la sua comparsa, anche copiosa, nei mesi invernali, nelle zone in quota. I venti dominanti, infine, sono quelli che spirano da NE, seguiti da quelli che spirano da SW, tirrenici e quindi apportatori di precipitazioni.
PRESENTAZIONE START-UP
Dal 2016 il Comune di Avella ha intrapreso una serie di iniziative atte a valorizzare il patrimonio culturale ed immateriale del territorio. La geografia e la geologia di questa terra hanno permesso ai popoli conquistatori di stanziarsi e svilupparsi dal punto di vista politico-sociale ed economico. Difatti l’obiettivo dell’ente è quello di preservare e rendere fruibile il patrimonio archeologico ereditato che fino a qualche decennio fa era nascosto agli occhi dei turisti. Parallelamente alle azioni intraprese si è prestata attenzione anche all’aspetto paesaggistico e naturalistico con la valorizzazione di quello che possiamo definire l “oro marrone” ovvero la Nocciola di Avella che ha ottenuto il riconoscimento De.Co. come marchio d’area per tutto il comprensorio. Il “Sistema Avella” realizza l’indirizzo strategico di strutturare la promozione turistica in grado di innescare dinamiche virtuose di sviluppo economico e sociale del territorio. Lo scopo è quello di gestire organismi e attività attraverso l’attivazione dell’ufficio turistico territoriale SIAT per garantire servizi di informazione e accoglienza. Il Sistema si è avvalso sia di giovani che compongono il Nucleo di Vigilanza e Promozione (Npv) a seguito di specifici corsi di formazione e sia di esperti di marketing territoriale che hanno gettato le basi per la creazione della destinazione turistica di concerto con le Associazioni e le Pro-Loco territoriali e con le figure professionali di settore come: guide turistiche abilitate, guide escursionistiche e accompagnatori turistici suscitando l’interesse di agenzie di viaggi, tour operator e degli esperti del settore.
SVILUPPO - RICETTIVITA’
Tra il 1980 e il 2016 il numero di visitatori ogni anno non ha superato le 200 presenze. Dal 2016, grazie ai piani strategici posti in essere e le conseguenti azioni di marketing è stato registrato a marzo 2018 (dati Ministero della Cultura) un aumento notevole delle presenze (circa 1000 all’anno) a cui bisogna sommare il numero di presenze durante gli eventi organizzati e il numero di fruitori delle aree verdi per un totale di circa 30.000 visitatori. Ad aprile 2019 sono stati registrati 5342 visitatori con una media di 445 visitatori al mese,. Ciò ha determinato la necessità di disporre sul territorio di più strutture ricettive ed extra-ricettive quali B&B, Appartamenti per Soggiorni e Case Vacanze. Sono stati aperti nuovi ristoranti e quelli già esistenti unitamente a bar, pasticcerie, gelaterie artigianali e aziende agricole che promuovono i prodotti locali, tra cui la Nocciola di Avella, hanno visto aumentare il proprio fatturato. La necessità di dotare il territorio di servizi adeguati in termini di accoglienza turistica ha permesso all’ente di interessarsi ed attuare opere di riqualificazione di un antico mulino reso oggi un moderno e funzionale B&B dato in gestione, e l’area infopoint dell’ Anfiteatro di Avella quale termopolium/caffè letterario che ha l’obiettivo di fornire non solo servizi al turista ma anche di intraprendere azioni mirate come eventi culturali ed attività strettamente legate alla valorizzazione dei prodotti tipici. Nel contempo si è provveduto alla riqualificazione di aree verdi attrezzate come la pineta, il vallone Serroncello con la grotta di San Michele e gli antichi Mulini che rientrano nel patrimonio materiale.
INIZIATIVE GREEN
Il comprensorio dei comuni inclusi nella “Destination Corylys” acquisisce una caratteristica “Green” sia per la geografia e la geologia del territorio sia per le innumerevoli iniziative programmate che tendono a creare delle vere e proprie “Green Community”, difatti si alternano agglomerati urbani ad aree verdi, talvolta attrezzate o aree rurali capaci di accogliere sia la popolazione locale che i turisti. La Destinantion si trova nel Parco del Partenio valorizzato dall’ente Comunità Montana che pone l’attenzione sulla valorizzazione dei Monti che ricadono sulla dorsale appenninica attraverso attività idraulico-forestali, al controllo e al recupero della sentieristica ma anche organizzando eventi Plastic-Free o di sensibilizzazione con le associazioni di settore presenti sul territorio,anche ciclisti ed escursionisti, e di recente si sta tentando di recuperare con finanziamenti le strutture sportive quali campi da calcio o palazzetti dello sport. A ridosso dell’alveo del fiume Clanio,che nasce ad Avella, e caratterizza il paesaggio attraversando l’intera valle fino a sfociare nei regi lagni, sono stati effettuati interventi per il contrasto al dissesto idrogeologico con il recupero di una grotta rupestre e di una pineta attrezzata in località “Fusaro” conosciuta per la presenza delle cosiddette “fontanelle” ovvero acqua di sorgente. I Comuni ricicloni, cosi definiti per la continua attenzione posta sul rispetto della raccolta differenziata, che supera talvolta l’85% ed ha premiato i cittadini, dispongono tutti di aree verdi ed hanno attuato una politica green: il Comune di Monteforte Irpino, ad esempio, dispone di un app per la cittadinanza, che permette di poter conoscere, in modo veloce, rapido e smart, il calendario della raccolta e consultare tutte le informazioni utili. Nel comprensorio avellano-baianese, oltre al riconoscimento di “comune riciclone” alcuni come nel caso di Avella e Sperone hanno ricevuto il riconoscimento di “paese sostenibile”, un appellativo che prevede l’impegno per uno sviluppo sostenibile, ovvero una forma di sviluppo economico che possa essere compatibile con la salvaguardia dell’ambiente e dei beni liberi per le generazioni future, che ha dato vita all’economia sostenibile, appoggiandosi almeno in parte alla cosiddetta economia verde. Sperone è noto anche per la presenza di un circuito podistico, invece parte da Mugnano del Cardinale e Sirignano l’iniziativa “Germogli del baianese” in comunione con i comuni confinanti al fine di ricostruire l’identità dei luoghi e dei sapori di comunità un tempo agricole, attraverso laboratori tematici e un tirocinio attivo in alcune delle aziende locali.